
https://www.youtube.com/watch?v=5aU2wube_qc
Dopo un’intensa giornata trascorsa pellegrinando tra la Mostra ai Giardini e i Padiglioni Nazionali, si sperimenta un piacevole tuffo nella leggerezza e nella poesia, entrando nel Padiglione del Belgio, tra voci, urla, canti, balli e giochi di bambini.
Sì, il mondo è abitato anche da loro.


Francis Alÿs (1959), The Nature of The Game, 2022, still da videoinstallazioni nel Padiglione del Belgio, Giardini, 59ª Biennale di Venezia
E, ovunque si trovino bambini, al nord, come al sud del pianeta, l’energia che si sprigiona dall’incontro dei piccoli uomini è travolgente: il gioco è prova, impegno, lotta e fatica, poi diventa gioia, emozione, liberazione.



Francis Alÿs (1959), The Nature of The Game, Congo, 2022, still da videoinstallazione nel Padiglione del Belgio, Giardini, 59ª Biennale di Venezia
Il gioco è necessario e si fa rito.
Il gioco è serio confronto con la realtà, nello stesso tempo sogno creazione di gesti favolosi, come riuscire a far volare un aquilone.

Francis Alÿs (1959), artista belga e autore del Padiglione, da anni raccoglie video che raccontano i momenti meno ufficiali della storia, la vita e i giochi di tanti bambini di tutto il mondo; lo stesso artista dichiara di essere interessato al gioco come gesto universale, e, attraverso lo sguardo dei suoi piccoli protagonisti, i momenti ludici divengono filtro e metafora di tematiche sociali e politiche complesse, temi di cui l’artista si fa testimone.
Nel Padiglione del Belgio, i video sono accompagnati da piccoli dipinti, raccolti in una saletta, che, come uno ‘storyboard’, sono sintetici ma potenti flash dei contesti sociali e politici documentati.


Francis Alÿs (1959), The Nature of The Game, 2022, dipinti nel Padiglione del Belgio, Giardini, 59ª Biennale di Venezia
Ritrovo in questi disegni la struttura narrativa e artistica di Francis Alÿs, il suo stile asciutto, sintetico e denso di significato; con pochi segni e con tinte dalle tonalità smorzate mette a fuoco, come un ‘dietro le quinte’, quello che si agita nei luoghi del mondo narrati.
La mia memoria corre a rievocare i lavori dello stesso artista incontrati in altre esposizioni, opere che si incatenano come anelli e costituiscono un ricco repertorio di continuità con il Padiglione attuale, progetti che mi hanno sempre incantato per la loro forza espressiva.



Francis Alÿs (1959), Don’t Cross The Bridge Before You Get To The River, 2008, video, dipinti e installazione, mostra: La terra inquieta, Fondazione Triennale di Milano, Fondazione N. Trussardi, 2017
Nel lavoro esposto alla Triennale a Milano, nel 2017, Don’t Cross The Bridge Before You Get To The River, Francis Alÿs coinvolge bambini di Tangeri e Tarifa per costruire un ponte ideale tra le sponde del Mediterraneo: sogno di un mondo senza confini, di dialogo gioioso tra i popoli, di solidarietà e freschezza, come solo la spontaneità dei bambini può realizzare, anche attraverso il gioco; il ponte/giocattolo si disegna con barche fatte di ciabatte e vele di tessuto.

Nel raffinato video in bianco e nero del 2015, The Silence of Ani, citato in un mio articolo precedente sull’artista armena Anna Boghiguian, il ruolo dei bambini è quello di ridare vita alle rovine dell’antica città armena di Ani, richiamando con fischietti che imitano il loro canto, gli uccelli, a ripopolare uno spazio distrutto e devastato da guerre e abbandonato, seppur carico di arte, architettura e storia.
E il miracolo, desiderio dei bambini, nell’immaginario, avviene: una colomba si posa su di un frammento di colonna; una colomba, che incarna il desiderio universale di pace, sfida e necessario racconto di un altro mondo possibile.
https://www.youtube.com/watch?v=c47JsX6I1pg
Francis Alÿs (1959), The Silence of Ani, 2015, still da video:
Testo e foto di Ivetta Galli


