“NON E’ UNA BIENNALE (58ª) PER VECCHI” – 1. INTRODUZIONE

Appunti sulla 58ª Biennale di Venezia, introduzione

Percorsi trattati:.

VOLTI

L’ALTRA META’ DEL CIELO

INNO ALLE DIVERSITA’

VIAGGI, LABIRINTI, MURI, RITORNI

ARTE, BIOLOGIA E ALGORITMI

RIPARTIAMO DAL RITO

INTRODUZIONE

Jon Rafman (Montréal, 1981) – Disasters Under the Sun, 2019 – still da video, Giardini

L’impressione che rimane dopo alcuni giorni di cammino tra i percorsi dei Giardini, dell’Arsenale, dei Padiglioni Nazionali e di alcune mostre collaterali alla Biennale di Venezia è quella di una energia creativa dirompente espressa da giovani artisti, tra cui moltissime donne, alla ricerca di vie “interessanti” di uscita dagli orrori e dalle tragedie che imperversano nel nostro tempo, di cui sono validi e sensibilissimi testimoni.

La mostra di Venezia quest’anno dà voce ad una generazione di artisti giovani e a molte giovani donne. Uno sguardo fresco e innovativo, ma nonostante questo spesso carico di dolore.

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Ed Atkins (Oxford, 1982) – Old Food, 2017-19, still da video_installazione all’Arsenale

Trovo entusiasmante entrare nei lavori degli artisti, attraversando le diverse rappresentazioni di pezzi di mondo, per cogliere il “sentire”, le “emozioni”, i “vissuti” e le “storie” messe in scena con medium espressivi diversissimi e coinvolgenti, dai più tecnologici ai più tradizionali.

Kudzanai Violet Hwami (Gutu, Zimbabwe, 1993) – Jovian Swirl, 2019, olio e acrilico su tela – Padiglione dello Zimbabwe

Ascoltare racconti visivi dalle parti più disparate del pianeta, intravvedere fili comuni tra le figure e le forme, costruire trame di collegamento tra temi, interessi e problematiche, costituisce un’esperienza unica, che la Mostra di Venezia riesce a far vivere.

Nella 58° Biennale si coglie un respiro profondamene contemporaneo, e l’abilità del curatore, Ralph Rugoff, a mio parere, risiede proprio nell’aver dato voce alle istanze emergenti della cultura giovanile che, si scopre, convergere su una comune linea d’onda e di prospettive, nei vari continenti.

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Mari Katayama (Saitama, 1987) – Gambe protesiche dell’artista da lei stessa decorate. Fotografia, Arsenale

Globalizzazione e urgenze comuni mettono in moto immagini e riflessioni pressanti sulla centralità dell’”essere umano”, essere vivente che rivendica dignità per le proprie specificità e diversità, che anela alla libertà di espressione e alla costruzione di relazioni tra gli esseri viventi positive e gratificanti, confrontandosi e rispettando l’ecosistema in cui vive, alla ricerca di un “nuovo umanesimo” (espressione coniata dallo stesso curatore della Biennale).

Rugilė Barzdžiukaitė 1983, Vaiva Grainytė 1984, Lina Lapelité 1984 _ Sun & Sea – Opera lirica per 13 voci, site specific, Padiglione della Lituania.

Nei prossimi appunti analizzerò alcuni motivi ricorrenti, colti tra le opere esposte.

Ivetta Galli