“NON E’ UNA BIENNALE (58ª) PER VECCHI” – 5. VIAGGI, LABIRINTI, MURI, RITORNI

Appunti sulla 58ª Biennale di Venezia

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VIAGGI, LABIRINTI, MURI, RITORNI

Gr Iranna (Sindgi, India, 1970) – Naavu (We Together), 2019 – installazione a parete con Padukas, scarpe di legno indiane – Padiglione dell’India all’Arsenale.
Gr Iranna (Sindgi, India, 1970) – Naavu (We Together), 2019 – particolare dell’installazione a parete con Padukas, scarpe di legno indiane – Padiglione dell’India all’Arsenale.

La metafora del cammino, del procedere lentamente e insieme agli altri, è ricca di allusioni: l’artista indiana, Gr Iranna, dispone in sequenza molteplici scarpe di legno indiane, abitate da oggetti/segni della vita del suo popolo, disegnando sulla parete una marcia corale che rievoca e celebra l’etica di Ghandi, l’esercizio della non-violenza e la disobbedienza civile. La forza visiva dell’installazione si impone anche come modello possibile tra le vie d’uscita in questi tempi complessi.

Laure Prouvost (Francia, 1978) – Deep See Blue Surrounding You/Guarda questo blu profondo che ti circonda, 2019 – frammento della videoinstallazione del Padiglione della Francia.

All’interno del Padiglione della Francia, Laure Prouvost dispone, attorno ad un video di grande valore artistico, una serie di oggetti, materiali e strumenti, creati e utilizzati per realizzare il suo progetto, Deep See Blue Surrounding You. Il lavoro affronta le tematiche più urgenti della nostra quotidianità, da riflessioni sulla natura e l’ambiente inquinato, ai rapporti tra culture e generazioni differenti, alle domande sull’identità; ed è proprio un viaggio, realizzato dalla periferia di Parigi al sud, verso il Mediterraneo per arrivare a Venezia, a divenire il perno di un racconto che si arricchisce di immaginazione, di visioni ideali, di momenti gioiosi, magici e surreali, sprazzi di utopia possibile. Il gruppo, in cammino, è formato prevalentemente da giovani di diversa estrazione sociale e di diverse etnie e anche da una donna anziana: il frammento fissato nel video da me proposto coglie un passaggio simbolico importante del viaggio, l’attraversamento di un ponte, accompagnato da un orecchiabile brano musicale italiano, scelto forse per andare oltre tutti i “nazionalismi” che oggi imprigionano la cultura e i nostri vissuti.

Ryoji Ikeda (Giappone, 1966) – Spectro III, 2019, installazione lampade fluorescenti e pannelli di vetro – Padiglione Centrale dei Giardini.

Il viaggio come metafora dell’esistenza prevede anche attraversamenti poco piacevoli: è fastidioso il passaggio obbligato nel tunnel che, all’inizio del percorso nel Padiglione Centrale dei Giardini, è stato pensato dall’artista giapponese Ryoji Ikeda. Il cammino è disorientato da una luce accecante che annulla la percezione dello spazio ed accompagnato da suoni disturbanti: una dimensione sensoriale inusuale, spiacevole, che da un lato incuriosisce ma al contempo crea spaesamento. Un’esperienza che può evocare i percorsi nel labirinto.

Particolare del Labirinto del Padiglione Italia, a cura di Milovan Farronato – Né altra né questa: la sfida al Labirinto, all’Arsenale.

Un vero e proprio labirinto è stato pensato da Milovan Farronato, curatore del Padiglione Italia, per presentare le opere di tre artisti, Chiara Fumai (Roma 1978 – 2017), Liliana Moro (Milano, 1961), Enrico David (Ancona, 1966); un allestimento geniale, sia per l’esperienza immersiva proposta al visitatore, sollecitato alla scoperta delle opere, sparse in modo suggestivo nei percorsi, e contemporaneamente disorientato nella difficile ricerca della via d’uscita. Progetto caratterizzato da un importante riferimento culturale, “La sfida al labirinto”, testo di Italo Calvino.

Particolare dal Labirinto del Padiglione Italia, a cura di Milovan Farronato, con opere di Enrico David – Né altra né questa: la sfida al Labirinto all’Arsenale.
Particolare 2 dal Labirinto del Padiglione Italia, a cura di Milovan Farronato – Né altra né questa: la sfida al Labirinto all’Arsenale.

Rimando ad un altro approfondimento l’intrigante indagine sulle opere dei tre artisti selezionati dal curatore; mi limito a proporre alcune immagini del Padiglione Italia che ritengo suggestive. Ho colto comunque un profondo senso di malinconia, che cercherò di esplorare meglio, ma credo in parte suggerito dalla presenza di una giovane e valida artista che ha scelto di togliersi la vita, un’esperienza che ci porta tra le maglie più oscure del labirinto fino a confrontarci con la morte.

A volte dal labirinto non si riesce ad uscire: si trova un muro.

Teresa Margolles (Messico, 1963) – Muro Ciudad Juarez, 2019 – installazione Padiglione Centrale dei Giardini

Di muri ce ne sono tanti. Percorrendo la Biennale se ne incontrano alcuni che, dalle utopie e dai sogni, ci riportano prepotentemente alla realtà. Il muro con filo spinato ricostruito da Teresa Margolles con i veri blocchi di cemento portati a Venezia dalla città messicana di confine, documenta in modo diretto e tragico, attraverso i fori delle pallottole rimasti, la morte di quattro giovani donne, in un contesto in cui la violenza perpetrata dai narcotrafficanti è di cocente attualità.

John Akomfrah (Ghana, 1957) – The Elephant in the Room – Four Nocturnes, 2019 – dalla videoinstallazione a tre canali nel Padiglione del Ghana, Arsenale

Una parete invalicabile appare in un’inquadratura del video dell’artista di origine africana John Akomfrah che, come in altre occasioni, allestisce nel Padiglione del Ghana una videoproiezione di immagini potentissime. E’ solo un frame, ma contiene il mondo e documenta il “cuore” della storia contemporanea.

Rula Halawani (Gerusalemme, 1964) – dalla serie: The Wall 2005, fotografia – Arsenale

Immerse in un’atmosfera cupa, senza via d’uscita, sono le immagini dell’artista palestinese Rula Halawani, che sa utilizzare la fotografia per raccontare una condizione, che da decenni vive il suo popolo, di controllo ossessivo e privazione di libertà. Il muro qui appare tra luci e ombre, superficie che sembra proiettarci gli incubi reali e comunque le ansie ed insicurezze che caratterizzano la quotidianità degli insediamenti confinanti.

Natascha Suder Happelmann (Tehran, 1967) – Gardens 2019, installazione, Padiglione della Germania.

Nel Padiglione Tedesco, l’artista Natascha Suder Happelmann (nome derivato dalle variazioni che gli errori di trascrizione hanno generato) ha voluto realizzare una parete di cemento imponente, tipo una diga di contenimento, che separa lo spazio del padiglione in due parti. I temi che affronta l’artista, tramite la collaborazione di altri creativi, rimandano alle questioni delle migrazioni e dell’identità. L’imponente muro può alludere anche alla storia recente della Germania e si carica quindi di molti significati; d’impatto anche lo scarto tra il titolo dell’opera, Gardens, e la sua forma, insieme di massi di roccia sparsi ai piedi della vertiginosa parete, tra cui scorre un rivolo d’acqua; la natura è totalmente assente.

La “parabola del figliol prodigo”, narrata nel Vangelo di Luca e dipinta da Rembrandt nel celebre quadro conservato a San Pietroburgo, è il perno attorno cui l’artista-regista Alexander Sokurov, con la collaborazione dell’artista teatrale Alexander Shishkin-Hokusai, ha costruito l’articolata installazione nel Padiglione Russo.

Il figliol prodigo, in viaggio, sperpera le ricchezze del padre e ci porta in terribili scenari di guerra e di violenza, proiettati in uno spazio quasi infernale per gli effetti di luci nel buio e per gli angoscianti rumori; l’umanità sembra sulla soglia dell’apocalisse se non fosse che dall’ombra prendono forma due figure, il padre anziano e il figlio che, inizialmente lontane e perse, si ritrovano successivamente in un abbraccio dolente, liberatorio e di riappacificazione, epilogo non scontato di un possibile ritorno e di un sincero perdono.

Alexander Sokurov (Russia, 1951) – Lc. 15:11-32 – Padiglione della Russia.

Il riferimento alla parabola evangelica del figliol prodigo è spunto per una riflessione profondamente laica sull’urgenza del recupero di atteggiamenti di compassione e di amore, di rispetto per l’umanità intera.

Ivetta Galli

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