Al Mudec si può visitare fino all’11 ottobre 2020, Andando via, piccola ma intensa mostra nata dall’opera di Maria Lai (Ulassai, 1919-Cardedu, 2013). Omaggio a Grazia Deledda (Nuoro, 1871 – Roma, 1936, scrittrice premio Nobel nel 1926).
Il lavoro di Maria Lai fa germogliare esperienze coinvolgenti di ‘arte relazionale’ dando voce alla creatività femminile.

L’operare silenzioso e paziente, volto a scandagliare le pieghe più ancestrali della cultura sarda, cogliendo miti, simboli e tradizioni attorno alla figura della donna, ha portato Maria Lai ad essere riconosciuta quale una delle principali artiste del Novecento, scelta per aprire il Padiglione dello Spazio Comune alla Biennale di Venezia, nel 2017.

Maria disegna con i fili, intrecciando sapientemente trame e orditi, costruendo attorno al telaio molte delle sue creazioni, il cui movimento diviene metafora del respiro e della vita. Seguendo leggende della sua terra, dai ricami delle janas (le ‘fate’ nella tradizione sarda) hanno preso forma le parole, e le parole sono state accostate per creare la poesia.

Il video che ci accoglie nella prima delle due sale della mostra dà voce all’artista e ci conduce nel suo mondo creativo.


Nella seconda sala è allestita una suggestiva rivisitazione dell’ultima installazione dell’artista, incompiuta, a Nuoro, omaggio a Grazia Deledda.
Sulle tracce di Maria Lai, Giuditta Sireus ha concepito e seguito la realizzazione di un intervento di arte corale, coinvolgendo 25 laboratori tessili sardi, grazie al sostegno della Regione Sarda, di 23 Comuni e partner privati; le diverse tessitrici, seguendo le specificità tecniche e artistiche dei propri luoghi, hanno dato forma ai progetti ed ai disegni che Maria Lai aveva predisposto per il monumento pubblico.

Gli arazzi creati per rivestire le undici ‘stele’ del momumento citano alcune figure femminili degli scritti di Grazia Deledda, ma anche disegni di caprette, animale in cui Maria Lai amava identificarsi, e ‘scrittura indecifrabile’, insieme di segni di una poesia radicata nella memoria.

L’allestimento del complesso si presta ad essere itinerante, luogo di celebrazione di un fare arte collettivamente, e anche spazio scenografico per la rappresentazione teatrale dei testi di Grazie Deledda.

Mi piace chiudere questa breve nota citando un frammento (riportato sulla stele qui sopra fotografata) tratto dal romanzo ‘La madre‘, per valorizzare la forza espressiva e l’universalità di quella spessa e segmentata linea di contorrno che dà vita alla protagonista.
“Anche quella notte, dunque, Paulo si disponeva ad uscire. La madre, nella sua camera attigua a quella di lui, lo sentiva muoversi furtivo, aspettando forse, per uscire, ch’ella spegnesse il lume e si coricasse. Ella spense il lume ma non si coricò. Seduta … stringeva una contro l’altra le sue dure mani di serva, ancora umide della risciacquatura delle stoviglie, calcando i pollici uno sull’altro per farsi forza”
Ivetta Galli
