UNA “BUONA NOVELLA” DIPINTA, CASTELSEPRIO – 5. ADORAZIONE DEI MAGI

Un albero dipinto sullo spigolo tra la parete absidale e quella dell’arco trionfale apre alla scena dell’Adorazione dei Magi.

I tre Magi, arrivati dal lontano oriente, sono guidati dall’angelo che ancora in volo indica loro Gesù; ora, giunti ai piedi di Maria e Gesù, hanno appena depositato alcuni” bagagli” e tengono in mano grandi vassoi; il primo magio porge con vigore e devozione il proprio dono verso Gesù, stabilendo un intenso dialogo di sguardi; gli altri due, in attesa del proprio turno, si scambiano alcune parole, disponendosi in cerchio.

Vestono allo stesso modo: con una clamide, allacciata sulla spalla destra o davanti e una corta tunica chiara con maniche, tenuta attorno alla vita da una cintura di stoffa. Le gambe sono coperte dagli “anassiridi”, pantaloni aderenti dei cavalieri persiani, su di uno dei quali si intravvede una decorazione di macchiette bianche a gruppi di tre, tipo trifoglio.

Il copricapo pare una sorta di berretto frigio, la cui forma richiama un morbido cilindro, annodato sotto il mento.

Gesù è rivolto verso il primo magio con uno sguardo intenso, pare meravigliato e felice allo stesso tempo; dal nimbo cruciforme, che si intravvede appena intorno al suo capo, fuoriescono le linee che disegnano la croce terminanti con “capocchie di chiodi”, come nella scena della Lavanda e della Presentazione al tempio.

Un’iconografia volta a richiamare il sacrificio futuro di Gesù che ha radici antiche: sulle ampolle palestinesi del VI secolo il motivo è già evidente nel disegno della croce all’interno del nimbo di Cristo come nella figura della croce stessa.

In ordine, Ampolla palestinese n. 7 e n. 12, conservate a Monza.

La salda e rassicurante figura di Giuseppe è seduta ai piedi di Maria, in atteggiamento raccolto e pensoso. La sua figura è disegnata vicino al gradone roccioso su cui è seduta Maria, probabilmente all’ingresso della grotta. Il pittore di Castelseprio rimane fedele al testo apocrifo del Protovangelo di Giacomo ed alla sua interpretazione profondamente umana del ciclo: l’evento si svolge presso la grotta, Maria non esibisce attributi di regalità, è solo collocata solo più in alto rispetto al gruppo; Giuseppe continua a non avere il nimbo della santità attorno al suo capo.

La scena si svolge all’aperto: si scorgono sul fondo alcune architetture lontane e qualche albero; l’affresco ha subito molti danni e purtroppo si legge con fatica.

APPROFONDIMENTO ICONOGRAFICO

Tra i testi narrativi a cui il pittore di Castelseprio fa riferimento, in questa rappresentazione sembra esser stato privilegiato il Protovangelo di Giacomo. Dato lo stato di conservazione precario dell’episodio non possiamo scorgere la stella che, possiamo immaginare, doveva essere dipinta, come sulla grotta della Natività, ora appena leggibile.

 “… Ed ecco che la stella che avevano visto in oriente li precedeva finché giunsero alla grotta, e si fermò in capo alla grotta. E i magi videro il bambino con sua madre Maria, e trassero fuori dalla loro bisaccia dei doni: oro, incenso e mirra” (dal Protovangelo di Giacomo).

1. IL DISEGNO DEI MAGI

La scena dell’Adorazione dei Magi viene rappresentata con una certa frequenza, fin dall’epoca paleocristiana, sia integrato alle complesse rappresentazioni della Natività di Gesù (come abbiamo visto nella trattazione precedente) che come episodio autonomo.

Possiamo affermare che il modello iconografico di Castelseprio sia coerente alle rappresentazioni precedenti il X secolo, in particolare per le figure dei Magi, se assumiamo la tesi espressa da Giovanni Feo e Francesca Roversi Monaco, in “BOLOGNA e il secolo XI. STORIA, CULTURA, ECONOMIA, ISTITUZIONI, DIRITTO – Bononia University Press, 2011” che qui riporto:

Nella scena dell’Adorazione dei Magi si ripropone un’iconografia di antica tradizione, attestata per la prima volta nella Cappella Greca delle catacombe di Priscilla a Roma (II sec.) e costituita per lo più da tre personaggi abbigliati all’orientale, con mantello, corta tunica, calzoni aderenti, stivali e, innanzi tutto, il tipico berretto frigio, da sempre simbolo di orientalità. Il tema, sostanzialmente invariato per secoli, … mutò solamente intorno al X secolo quando, privilegiando il racconto del Salmo 7253, i Magi vennero descritti come sovrani e rappresentati con corone regali”.

Viene proposta una carrellata di opere sul tema; si noterà che i Magi vengono disposti o in parallelo, oppure, come nel caso di Castelseprio su piani diversi, quasi in cerchio, dove il personaggio di mezzo si rivolge all’ultimo arrivato. Maria e il bambino sono collocati sia a destra che a sinistra, alle spalle quasi sempre troviamo Giuseppe, in posizione arretrata. Anche un angelo compare di frequente nel racconto, così come la stella.

Per motivi tecnici ho raggruppato inizialmente le opere in rilievo, poi quelle pittoriche, sempre in ordine cronologico.

Ivetta Galli

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