UNA “BUONA NOVELLA” DIPINTA, CASTELSEPRIO – 6. PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI GESU’

Collocato in posizione privilegiata, a destra della finestra centrale dell’abside, l’episodio della Presentazione al Tempio di Gesù viene inquadrato da una elegante e complessa architettura.

Il portale, leggermente eccentrico, sfonda con un imponente catino absidale decorato a conchiglia, e incornicia la scena dell’”incontro” (significato del termine greco della festa, Hypapanti), tra l’anziano Simeone e il bimbo Gesù. Attorno, gli altri protagonisti: a sinistra, l’anziana profetessa Anna, appena visibile per i danni del tempo, in piedi ed alle spalle di Simeone, dall’altra parte Maria, che porge Gesù a Simeone, quindi Giuseppe e altri due uomini, non facilmente identificabili.

La Presentazione di Gesù al Tempio documenta una cerimonia ebraica che veniva celebrata quaranta giorni dopo la nascita del figlio maschio primogenito (terminata la purificazione della madre) e che prevedeva, per il momento dell’incontro tra il bimbo appena nato e il sacerdote del Tempio, un’offerta di due tortore o giovani colombi, portata da Giuseppe.

L’immagine che attira la nostra attenzione è proprio l’Incontro tra Simeone e Gesù, poiché tra i due protagonisti si instaura un dialogo intenso di sguardi e gesti: Simeone è una nobilissima e fragile figura di anziano incurvato (centodieci anni, ci dice il Vangelo dello Pseudo Matteo), Gesù incarna l’energia e la vitalità di un bambino che, curioso, si protende con la propria manina verso Simeone quasi rischiando di scivolare dalle braccia di Maria.

Come nella scena della Visitazione, il pittore ci restituisce l’umanità e l’intensità dei sentimenti sottesi agli episodi sacri, con un’abilità artistica difficilmente riscontrabile in simili iconografie.

Impareggiabili sono i lunghi capelli bianchi, la barba cadente, gli occhi infossati coperti da folte sopracciglia canute, ma rapiti dalla presenza di Gesù, nel definire la figura dell’ultracentenario Simeone!

L’ingrandimento ci permette di cogliere di nuovo il particolare della croce nel nimbo di Cristo terminante a “capocchia” di chiodo, su cui ho riflettuto nel precedente lavoro, e di osservare la mirabile mano destra affusolata in scorcio, di Simeone, a differenza della sinistra coperta da un lembo del pallio.

Secondo Meyer Shapiro il pittore riprenderebbe un’iconografia bizantina preiconoclastica, poiché dopo l’iconoclastia Simeone viene rappresentato con le due mani velate.

Un possibile riscontro lo troviamo in un mosaico del VII secolo a Roma che, tuttavia, rappresenta San Sebastiano in San Pietro ai Vincoli.

APPROFONDIMENTO ICONOGRAFICO

Il dipinto può incarnare sia il testo del Vangelo dello Pseudo Matteo che il Vangelo di Luca; questo episodio non è raccontato nel Protovangelo di Giacomo. Tuttavia, la sottolineatura dell’età di Simeone, si trova nell’apocrifo dello Pseudo Matteo:

“…Terminati i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, Giuseppe condusse il fanciullo al tempio del Signore. Dopo che il fanciullo ebbe ricevuto il ‘peritomo’ – circoncisione – offrirono per lui un paio di tortore o due piccini di colombe.

Nel tempio c’era un uomo di Dio, perfetto e giusto, di nome Simeone, di anni centodieci.

Questi aveva da Dio ricevuto la risposta che non avrebbe gustato la morte senza avere veduto, vivo in carne, il Cristo figlio di Dio. Visto il bambino, egli esclamò a gran voce: Dio visitò il suo popolo e il Signore adempì alla sua promessa. – E subito lo adorò…

Nel tempio c’era pure la profetessa Anna…. Anch’essa adorò il bambino.”

La Presentazione al Tempio assume un ruolo importante nei cicli cristologici, per i significati che assume e che, nei punti a seguire, cerco di sviluppare.

La collocazione a Castelseprio sembra confermare tale centralità.

1. DISPOSIZIONE DEI PROTAGONISTI

Non sono sopravvissute molte testimonianze dell’episodio, dall’epoca paleocristiana all’Altomedioevo; tuttavia, si possono fare alcune riflessioni sui testi figurativi che sono riuscita a recuperare.

Seguendo le osservazioni di Aleksandr M. Kopirovskij (ne La presentazione di Gesù al tempio, 2019), l’iconografia del soggetto si definisce dal IX/X secolo, quando si stabilizza lo schema compositivo.

In effetti vedremo negli esempi che la disposizione abituale vede collocato Simeone a destra con alle spalle, spesso, la profetessa Anna. Simeone si trova davanti ad una struttura che richiama un ciborio e si appresta a ricevere Gesù dalle braccia di Maria; a volte già lo regge sulle sue braccia. Maria, con alle spalle Giuseppe, è disegnata a sinistra della scena.

In tutte le opere che ho trovato, Simeone ha entrambe le mani velate, a differenza della figura di Castelseprio, dove Simeone ha la mano destra scoperta mentre la sinistra è velata. A proposito, riporto un’osservazione di A. Cutler, tratta dal volume dell’Electa sull’Altomedioevo, in “La questione bizantina nella pittura italiana”, in cui l’autore nota che al pittore di Castelseprio dovesse essere familiare il modo in cui si somministrava la comunione nel rito greco, proprio in base alla posizione delle mani di Simeone. Non sono in grado di documentare tale affermazione, tuttavia, credo possa essere un indizio interessante da approfondire per l’identificazione dell’artista del ciclo affrescato.

La selezione delle opere proposte spazia tra immagini del V e l’XI secolo. Aggiungo qui due testimonianze cronologicamente successive, che si trovano in Puglia, all’interno di chiese rupestri, molto interessanti.

Presentazione al tempio del XII sec. in San Biagio, chiesa rupestre presso San Vito dei Normanni (BR)

L’episodio qui riportato fa parte di un ciclo sull’infanzia di Cristo, tema raramente documentato tra gli affreschi conservati nelle chiese rupestri pugliesi. Il linguaggio pittorico è narrativo, ingenuo e spontaneo, e tuttavia riesce a comunicare la intensa dinamica psicologica che si instaura tra i protagonisti.

Il secondo documento pittorico si trova nella Cripta della Candelora, nome della festa in cui si celebra l’episodio della Presentazione al Tempio. In questo caso l’episodio della Cripta di Massafra non è parte di un ciclo cristologico, ma affiancato ad una rarissima rappresentazione di Maria che tiene per mano Gesù, osservandolo teneramente; il bambino porta un cesto colmo di uova, prefigurazione forse della Passione e Resurrezione.

Nicchia con la Presentazione al Tempio dell’inizio del XIII secolo nella Cripta della Candelora, Massafra (TA)
Particolare della Presentazione al Tempio dell’inizio del XIII secolo nella Cripta della Candelora, Massafra (TA)

In questo caso, la scelta dell’artista di inquadrare il dipinto sui protagonisti principali, ci porta a cogliere le intense sfumature delle emozioni che si stabiliscono tra di loro, rese verosimili da accorte e sapienti pennellate di forme e di colori.

2. ARCHITETTURA, ELEMENTI STRUTTURALI E COMPOSITIVI

Tornando all’affresco di Castelseprio, l’architettura che si impone alle spalle dei protagonisti della scena, leggermente eccentrica rispetto al riquadro, disegna un arco modellato che apre ad una copertura concava, su modello dei catini absidali tardoantichi decorati a forma di conchiglia. Tuttavia, è una struttura aperta, sorretta da pilastri, che lascia intravedere scorci di cielo azzurro, tanto da richiamare un ciborio, elemento che d’altra parte abbiamo visto presente nelle opere precedenti, qui realizzato con citazioni ellenistiche.

La forma del padiglione a conchiglia ricorda modelli riscontrabili nei mosaici ravennati o della chiesa di San Giorgio a Tessalonica.

particolare dei mosaici della cupola della chiesa di San Giorgio a Tessalonica, V sec.
particolare del mosaico di Teodora nella Basilica di San Vitale a Ravenna, V sec.

Motivi architettonici affini alla complessa e ‘surreale’ architettura che traspare dall’affresco, purtroppo non sempre leggibile, sono presenti nel paesaggio costruito della miniatura del Salterio di Davide di Parigi.

MS gr. 139, Salterio di Davide f.3, Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi

Nella miniatura, citata come espressiva di un simile ambito culturale, lo studioso Marco Rossi riscontra anche un’impaginazione affine all’affresco di Castelseprio, nella disposizione dei protagonisti, uno eretto, l’altro incurvato con figure secondarie a lato. 

Il codice, di origine bizantina, MS Grec. 139, per la qualità del linguaggio, che riprende motivi ellenistici, viene considerato un’opera chiave della ‘rinascenza macedone’ e datato al X secolo.

3. COLLOCAZIONE DELL’EPISODIO ALL’INTERNO DEL CICLO

Nel Vangelo di Luca la Presentazione al Tempio rappresenta l’ultimo episodio dell’infanzia di Gesù, mentre nel testo dello Pseudo Matteo a questa segue l’arrivo dei Magi, la Fuga in Egitto, la Strage degli Innocenti ed episodi della sacra famiglia in Egitto, prima del ritorno.

Nel Protovangelo di Giacomo l’episodio non è trattato e il testo termina, dopo le figure dei Magi, con la fuga di Elisabetta per proteggere Giovanni dalla strage degli innocenti e l’assassinio di Zaccaria.

Non esistendo un unico racconto lineare di questi episodi si fa problematica l’interpretazione delle scene che si sono perse nel ciclo, che, d’altra parte, non sempre rispetta la sequenza degli eventi. Tratterò l’argomento in un capitolo a parte.

Si possono fare alcune riflessioni interessanti intorno alla scelta della collocazione dell’episodio a Castelseprio, quasi al centro del ciclo e dietro all’altare, recuperando alcune affermazioni di Catherine Jolivet Lévy, tratte dal testo “Les églises bizanthine de Cappadoce”.

L’autrice osserva che la Presentazione al Tempio non ha un posto fisso nei cicli arcaici della Cappadocia; spesso la scena è collocata alla fine del ciclo dell’infanzia di Cristo ma anche, frequentemente, è oggetto di un’attenzione particolare per il suo valore simbolico e per questo dipinta vicino all’abside: infatti, evoca il tema dell’incarnazione, anticipazione del sacrificio sulla croce e prefigurazione dell’offerta eucaristica.

Sul significato eucaristico dell’episodio si trova anche il riferimento già citato di Anthony Cutler, per il quale la posizione della mano destra non velata di Simeone potrebbe richiamare la somministrazione della comunione nel rito greco.

Ma ci sono ancora alcune osservazioni che voglio segnalare in merito al rapporto tra la Presentazione al Tempio e gli altri episodi dipinti nei cicli cristologici, recuperando ancora alcune riflessioni di C. Jolivet-Lévy tratte da “The Bahattin Samanliğı Kilisesi at Belisırma”, EDU, 2009, intorno agli affreschi della fine del X o inizio dell’XI secolo. Nei dipinti di questa chiesa della Cappadocia, l’autrice osserva che la Presentazione al Tempio interrompe il ciclo di Giovanni Battista, allineandosi con l’Adorazione dei Magi, come avviene nella chiesa Nuova di Tokali Kilisesi.  Le due scene documentano il riconoscimento della divinità di Cristo da parte dei Pagani (Magi) e degli Ebrei (Simeone), valorizzando, dunque, il tema dell’incarnazione.

L’associazione tra l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al Tempio, si trova anche: nel MS gr. 510, fol. 137, Omelie di Gregorio di Nazianze, del IX secolo, intrecciato alla Fuga di Elisabetta e l’uccisione di Zaccaria:

MS Gr. 510, fol. 137, Omelie di Gregorio di Nazianze, IX sec.

come nel MS Vat. Cod gr. 1613, Menologio di Basilio II, del X secolo:

Ivetta Galli

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