
Padiglione della Polonia, 59ª Biennale di Venezia
Colori e forme, come emozionanti fuochi d’artificio, accolgono il visitatore nel Padiglione della Polonia.
Il coinvolgimento dello spazio architettonico, dato dal completo rivestimento delle pareti con installazioni tessili, suggestivi arazzi disegnati con tarsie di tessuti variopinti, reinterpreta il ‘Ciclo dei mesi’, rinascimentale, di Palazzo Schifanoia di Ferrara.
Il complesso impianto iconografico traslato da Ferrara permette a Malgorzata di narrare la storia e la cultura della propria etnia rom, creando una composizione in cui figure, architetture e paesaggio, si susseguono ritmicamente scanditi dal passare dei mesi.

Padiglione della Polonia, 59ª Biennale di Venezia
La struttura del racconto si articola in tre registri:
1. in alto, immagini dei viaggi del popolo nomade, Out of Egypt, tratte dall’iconografie delle stampe seicentesche di Jacques Callot, Les bohémiens en marche. Se nei disegni di Callot il vagabondare del popolo rom veniva rappresentato in modo ostile, dando voce alle paure che lo straniero sconosciuto suscitavano tra la gente, Malgorzada capovolge tale interpretazione per superare stereotipi ancora molto diffusi:

Padiglione della Polonia, 59ª Biennale di Venezia
2. al centro, la rappresentazione ‘Herstories’; decani e segni zodiacali, vengono riletti dall’artista con figure della propria gente, ritratti di donne dal proprio popolo:



Malgorzata Mirga-Tas (1978), Reincantare il mondo – part., 2022 – installazione tessile
Padiglione della Polonia, 59ª Biennale di Venezia
3. la fascia inferiore mette in scena momenti della vita quotidiana del popolo rom, in particolare della sua famiglia e dei suoi amici:


Malgorzata Mirga-Tas (1978), Reincantare il mondo – part., 2022 – installazione tessile
Padiglione della Polonia, 59ª Biennale di Venezia
Il progetto dell’intervento artistico è stato ispirato dal libro di Silvia Federici, ‘Re-incantare il mondo. Femminismo e politica dei “commons” ‘(2019) e dalla proposta di ricostruire una solidale comunità tra persone, fauna, flora e natura, rigenerando il mondo sotto un nuovo incantesimo. Il ruolo principale in questo processo spetta alle donne, definite dall’autrice ‘le meravigliose maghe delle leggende’.
Per la prima volta una donna artista rom viene incaricata di allestire un padiglione alla Biennale di Venezia; questa scelta si allinea coerentemente all’impostazione della curatrice Cecilia Alemani, volta a dar voce nell’esposizione alle culture artistiche marginalizzate.
Testo e foto di Ivetta Galli
